Tra i più grandi e affascinanti animali che si possono incontrare nel mar Mediterraneo ci sono certamente i cetacei, l’ordine di mammiferi marini di cui fanno parte ad esempio balene, balenottere, capodogli e delfini.
Queste meravigliose creature, infatti, non vivono solo nei grandi oceani (come erroneamente si pensa) ma alcune specie sono presenti anche nel nostro “piccolo” Mare Nostrum, dove trascorrono una parte o tutto il loro ciclo vitale.
I CETACEI SONO MAMMIFERI
Anche se trascorrono tutta la vita in mare, balene e delfini sono più simili all’uomo che ai pesci; i cetacei, infatti, respirano aria con i polmoni, sono omeotermi (cioè hanno sangue “caldo”) e non depongono uova bensì partoriscono piccoli vivi cresciuti nel ventre della madre (spesso si tratta di un solo figlio per volta).
QUALI SPECIE POPOLANO IL NOSTRO MARE
La cetofauna del Mar Mediterraneo può essere considerata come un sottoinsieme di quella nord-atlantica: delle 86 specie conosciute di cetacei, infatti, 19 sono state osservate anche nel Mediterraneo. Di queste 19 specie, 8 possono essere considerate come regolari, 4 occasionali e 7 accidentali. Le specie regolari sono state definite tali in quanto svolgono tutte le loro funzioni vitali all’interno del bacino mediterraneo; esse vivono, si riproducono e si alimentano nei nostri mari, a differenza delle specie occasionali che, invece, generalmente non si riproducono nel Mare Nostrum ma vi possono stanziare per alcuni periodi. Infine, sono definite accidentali le specie che entrano casualmente nel Mediterraneo poiché questo mare non è tra i loro habitat.
Le otto specie di cetacei che vivono regolarmente nel Mar Mediterraneo sono:
- La balenottera comune (Balaenoptera physalus);
- Il capodoglio (Physeter macrocephalus);
- Lo zifio (Ziphius cavirostris);
- Il globicefalo (Globicephala melas);
- Il grampo (Grampus griseus);
- Il tursiope (Tursiops truncatus);
- La stenella striata (Stenella coeruleoalba);
- Il delfino comune (Delphinus delphis).
È bene precisare che i cetacei si dividono in due sottordini: gli Odontoceti, ossia i “cetacei con i denti”, e i Misticeti, i “cetacei con i baffi”. Questi due gruppi si differenziano sostanzialmente per la presenza di due diverse strutture all’interno della bocca: i denti nei primi e i fanoni nei secondi. Nel Mediterraneo una sola delle otto specie sopra elencate appartiene al sottordine dei Misticeti ed è la balenottera comune (Balaeonoptera physalus).
Negli Odontoceti i denti permettono di cacciare attivamente le loro prede, ossia pesci, calamari e crostacei. I fanoni presenti nei Misticeti, invece, sono lamine cornee triangolari con un lato dotato di molte setole che permettono alle balene di filtrare dall’acqua i piccoli crostacei – il krill – di cui sono ghiotte.
DOVE SI POSSONO INCONTRARE
In base alle loro preferenze di habitat, le specie regolari sono suddivise in tre gruppi principali:
- Pelagiche: si incontrano a una profondità superiore a 2000 m. Ne sono un esempio la balenottera comune, lo zifio, il globicefalo e la stenella striata;
- Di scarpata profonda: si incontrano a una profondità compresa tra 1000 e 1500 m (il capodoglio e il grampo);
- Costiere: si incontrano a una profondità inferiore a 500 m, come il tursiope e il delfino comune.
Ma lungo le acque italiane nel corso degli ultimi anni si sono incontrate anche specie occasionali e accidentali come:
- L’orca (Orcinus orca): nel 2019 un piccolo gruppo di orche, specie raramente osservata nel Mediterraneo, è stato avvistato prima nel porto di Genova, poi in Sicilia. Infine l’ultimo avvistamento del maschio del gruppo in questione è avvenuto a largo delle coste del Libano;
- La pseudorca (Pseudorca crassidens): nel 2019 un branco di pseudorche è stato avvistato nel golfo di Catania;
- La foca monaca (Monachus monachus): occasionalmente viene segnalata la sua presenza nel Tirreno, nel canale di Sicilia, nel Mar Ionio e nell'Adriatico. La maggior parte delle osservazioni di foca monaca in territorio italiano è avvenuta in modo del tutto occasionale e apparentemente imprevedibile. Fanno eccezione solo alcune osservazioni dirette come quelle effettuate alle isole Egadi tramite sistemi di video controllo remoto, avviati inizialmente dal Gruppo Foca Monaca su invito del Ministero dell’Ambiente e poi dall’ISPRA insieme all’Area Marina Protetta delle isole Egadi. Segnalata inoltre nel 2021 nelle acque antistanti i promontori Colonna e Cimiti (Calabria) e in Salento (Porto Cesareo). Nel 2020 in Puglia e Capraia;
- La balenottera minore o balenottera rostrata (Balaenoptera acutorostrata): nel 2016 è stata avvistata a largo delle Bocche di Bonifacio e nel 2020 nel porto di Anzio;
- La balena grigia (Eschrichtius robustus): nel 2021 è stata avvistata per la prima volta nei mari italiani.
LE MINACCE
Nel mediterraneo le minacce principali per i cetacei sono:
- Il bycath, ossia la cattura accidentale delle specie durante l’attività di pesca. Ogni anno miete migliaia di vittime tra delfini, tartarughe marine, squali, razze, uccelli e molti altri animali. Si verifica principalmente perché le moderne attrezzature da pesca, oltre ad essere molto resistenti, possono coprire anche aree estese e non sono selettive: scegliere cosa catturare e cosa escludere, infatti, è spesso impossibile;
- L‘impatto con imbarcazioni: gli effetti con l’incontro con i natanti possono riguardare modifiche nei tempi di immersione, nell’uso dell’habitat e nei comportamenti. Si possono avere quindi effetti diretti ma anche effetti indiretti;
- L'inquinamento acustico: rappresenta una pericolosa minaccia per i mammiferi marini. La sovrapposizione di diverse sorgenti di rumore, infatti, può produrre nei cetacei casi di forte stress con conseguenze difficili da valutare;
- L'inquinamento da plastica: gli impatti dei rifiuti plastici sui mammiferi marini sono diversi e comprendono blocchi intestinali causati dall’ingestione di rifiuti, malnutrizione e avvelenamento, danni fisici e morte. L’84% dei capodogli spiaggiati nei mari italiani tra il 2008 e il 2019 aveva nel proprio stomaco frammenti di plastica; uno degli esempi più eclatanti è il ritrovamento straordinario di ben 22 chili di plastica nella femmina spiaggiata a Olbia a inizio 2019. Le cause principali sono i grandi teli usati per l’agricoltura, le buste, i filamenti derivati dalla frammentazione della plastica, che si accumulano nei loro stomaci e le reti che possono imbrogliarsi sull’animale fino a causarne la morte.
CODICE DI CONDOTTA PER L’OSSERVAZIONE DEI CETACEI
I principi fondamentali del codice di buona condotta sono:
- L'osservazione deve essere effettuata a più di 5 miglia dalla costa;
- L'osservazione deve essere interrotta se gli animali manifestano di sentirsi disturbati;
- È vietato avvicinarsi se sono presenti animali neonati;
- L'area di osservazione deve essere superiore a 100 m;
- L'imbarcazione deve avvicinarsi partendo dalla costa, procedendo da dietro in avanti;
- La velocità deve mantenersi regolare, non deve superare 5 nodi ed essere impostata rispetto all'animale più lento;
- Nell'area di osservazione è autorizzata la presenza di una sola imbarcazione;
- La permanenza massima consentita è di 15 minuti;
- È vietato entrare in acqua, toccare o dare da mangiare ai cetacei.
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
- Arcangeli, A., Castelli, A., Marini, L., Moulins, A., Paliaga, B., Tepsich, P., & Tringali, M. (2013). A cooperative programme for cetacean monitoring over the Mediterranean sea: the example of the fixed transects monitoring network. Biologia Marina Mediterranea, 20(1), 254.
- Crosti, R., Arcangeli, A., Moulins, A., Tepsich, P., & Tringali, M. (2011). Cetacean and maritime traffic in deep sea waters, a relation to avoid. Biologia Marina Mediterranea, 18(1), 178.
- Di Sciara, G. N. (2013). I cetacei del Mediterraneo: aspetti biogeografici. BMIB-Bollettino dei Musei e degli Istituti Biologici, 75
- www.keeptheplanet.org
- www.cetaceifaiattenzione.it
- www.lifegate.it
- www.marecamp.com
- www.marevivo.it
- www.agi.it