Le tartarughe marine sono rettili adattati alla vita in mare e rappresentano uno dei gruppi di animali più apprezzati e studiati del mondo marino.
Durante le immersioni e le gite in barca nel mar Mediterraneo è possibile incontrare diverse specie di tartarughe marine ma la più facile da incontrare è sicuramente la Caretta caretta, comunemente chiamata la tartaruga marina comune.
Figura 1: Tartaruga marina comune avvistata a Capri.
Esistono diverse specie di tartarughe marine, ben 7 in tutto il mondo ma quelle che frequentano il nostro mare sono solamente 3. Tra queste c’è la più grande di tutto il nostro pianeta, ossia la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea), unica della sua famiglia; poi vi è la tartaruga verde (Chelonia mydas) e, infine, la suddetta Caretta caretta.
Figura 2: Da sinistra verso destra rispettivamente la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea), la tartaruga verde (Chelonia mydas) e la tartaruga marina comune (Caretta caretta).
COME POSSIAMO RICONOSCERE E DISTINGUERE QUESTE TRE SPECIE?
Iniziamo subito con le caratteristiche più evidenti (Fig. 3). La tartaruga liuto si riconosce per le sue grandi dimensioni: può, infatti, arrivare a misurare fino a 2 metri di lunghezza ed avere un peso di 600 kg! La tartaruga verde e la tartaruga marina comune si riconoscono, invece, contando il numero di scudi marginali, ossia quelli posti lateralmente, a destra e sinistra dell’animale, ed il numero di scudi centrali: la prima specie, infatti, presenta 4 scudi marginali e 5 centrali mentre nella seconda si possono contare 5 scudi marginali e 5 scudi centrali. La tartaruga marina comune, inoltre, presenta sopra l’occhio due placche, a differenza della tartaruga verde che ne possiede solamente una.
LA STORIA DELLE TARTARUGHE
I rettili, di cui le tartarughe fanno parte, si originarono circa 300 milioni di anni fa nel periodo Carbonifero dell’era Paleozoica e la loro comparsa coincise con avvenimenti di rilevante importanza per l’evoluzione dei vertebrati. Le tartarughe marine, in particolare, rappresentano un antico gruppo di rettili che, come i mammiferi marini, hanno subito un’inversione evolutiva ritornando al mare. Si tratta, però, di un’evoluzione incompleta e, sebbene si siano ben adattate alla vita in mare, presentano caratteristiche del loro antenato terrestre testimoniato, soprattutto, dalla necessità di tornare sulla terra per la deposizione.
LE CARATTERISTICHE DELLE TARTARUGHE MARINE
Le tartarughe marine sono organismi pecilotermi (impropriamente chiamati a sangue freddo). Hanno il corpo ricoperto da un “guscio” che le differenzia totalmente dagli altri rettili e ne permette l’immediata classificazione. La rigida corazza che riveste il corpo è costituita da due parti: una dorsale, il carapace, e una ventrale, il piastrone. Carapace e piastrone sono rivestiti da una serie di placche cornee, denominate scudi (unica eccezione: Dermochelys coriacea, in cui il carapace è esclusivamente cartilagineo).
I cheloni (altro termine utilizzato per riferirsi a questi organismi) sono animali a sessi separati e con dimorfismo sessuale, anche se poco evidente, ossia il maschio e la femmina adulti presentano caratteristiche morfologiche diverse. Nei maschi che hanno raggiunto la maturità sessuale, la coda si presenta molto più lunga e robusta rispetto alle femmine.
Gli arti anteriori presentano un maggiore sviluppo muscolare che permette loro di imprimere al corpo una spinta propulsiva, mentre quelle posteriori funzionano come timoni, garantendo stabilità e direzionalità durante il nuoto. Sebbene siano nuotatori abili e veloci, sulla terraferma, al contrario, presentano un andamento piuttosto goffo e qui le natatoie posteriori sono utilizzate come strumenti utili allo scavo del nido.
LE TARTARUGHE MARINE PIANGONO?
In realtà no. La concentrazione salina all’interno del corpo però può raggiungere valori doppi rispetto a quella dell'acqua del mare; per questo ciascun occhio è provvisto di una “ghiandola del sale” che permette loro di eliminare il sale in eccesso garantendo così una corretta osmoregolazione, ossia una corretta regolazione dei fluidi interni (Fig.4).
COSA MANGIANO?
L’alimentazione è estremamente variabile e dipende dal luogo in cui le tartarughe vivono e dalla fase del ciclo vitale considerata. Ad esempio, le tartarughe comuni quando sono piccole si nutrono di zooplancton, in particolare di meduse; durante la loro crescita cominciano a prediligere cibi più sostanziosi, come piccoli pesci, crostacei e calamari.
CONSERVAZIONE
Tutte le specie di tartarughe marine sono oggi a rischio di estinzione. Per questo esistono leggi nazionali e accordi internazionali che ne vietano la cattura intenzionale, il commercio e il consumo. Tuttavia, pescare accidentalmente una tartaruga marina NON è REATO.
Rigettarla in mare senza assicurarsi del suo stato di salute e senza aver avvertito le Autorità Competenti, invece, è CONDANNABILE, perciò è bene fare tutto il possibile per salvarle.
Cosa fare se vediamo una tartaruga marina?
Può capitare andando per mare o camminando su una spiaggia, lungo tutte le coste del nostro bel paese, che ci si possa imbattere, in una delle tre specie di tartaruga marina che nel Mediterraneo vivono.
Si sente abbastanza spesso parlare di spiaggiamenti di tartarughe, sul web e in televisione, a causa di mareggiate, è necessario capire come comportarsi in caso di avvistamento di una tartaruga marina in difficoltà o persino in caso di cattura accidentale.
In caso di avvistamento:
- Se possibile registrare le coordinate del luogo di avvistamento;
- Se la tartaruga nuota e s’immerge senza difficoltà bisogna godersi lo spettacolo e NON inseguire l’animale, NON tagliargli la strada con la barca. Bisogna limitarsi ad osservarlo da una distanza di sicurezza;
- Se la tartaruga non si immerge, resta ferma per lungo tempo, sanguina vistosamente o presenta pezzi di rete o lenze intorno al corpo, si deve intervenire e tentare di recuperarla. È consigliabile, quindi, avvicinarsi lentamente all’animale, recuperalo facendo attenzione a non farsi mordere, non utilizzare strumenti affilati e contattare subito sia la Capitaneria di porto al numero gratuito 1530, sia il personale specializzato che, per quanto riguarda il Lazio, è l’ente regionale TARTALAZIO.
Cosa fare nel caso, invece, di cattura accidentale?
Registrare sempre le coordinate e, quando possibile, la profondità di cattura. Valutare lo stato dell’animale: contattare immediatamente il personale specializzato o il 1530. Lasciare la tartaruga all’ombra con la parte posteriore del corpo sollevata di 10-20 cm e coperta con un panno umido per favorire l’eventuale fuoriuscita di acqua dai polmoni (Fig. 5).
E se la tartaruga è morta?
- Registrare le coordinate del luogo di ritrovamento. Contattare il personale specializzato o la capitaneria di porto. Se non è possibile trasportare personalmente la tartaruga, controllare se sono presenti targhette e, in caso, segnare il codice. Contare e annotare il numero di placche laterali del carapace.
Riassumendo, è possibile avvistare tartarughe marine sulla spiaggia per due motivi:
Durante il periodo estivo è possibile avvistare le tartarughe marine comuni che cercano di deporre le loro uova (Fig.6). In questo caso: non disturbare l’animale (soprattutto fisicamente o con flash di fotocamere), avvertire subito il personale specializzato o la capitaneria di porto, rimanere ad una distanza di almeno 10-15 m ed evitare qualsiasi operazione che possa creare disturbo. Contrassegnare, quando l’animale ormai sta per tornare in mare, l’eventuale sito di deposizione.
Le tartarughe si avvicinano alle spiagge dall’imbrunire e di notte; infatti, durante la mattina successiva si possono individuare i segni inequivocabili della loro presenza (impronte, tracce di scavo…etc.) e anche in questo caso va avvertito al più presto il personale competente.
Figure 6: A sinistra, esemplare adulto di Caretta caretta e a destra un hacthing.
Nel caso in cui la tartaruga sia invece immobile, debilitata o morta (Fig. 7), agire come sopra. Mantenere umida la pelle, ad esempio con un asciugamano bagnato (ma attenzione a non coprire le narici!), e tenerlo all'ombra, specie d’estate, utilizzando un ombrellone se non è possibile spostarlo.
Figura 7: mostrano rispettivamente un esemplare adulto spiaggiato morto e un giovanile spiaggiato e debilitato di Caretta caretta.
Perché, quindi, è così importante proteggerle?
Perché si tratta di “specie ombrello”: sono cioè delle specie molto importanti per la biodiversità, poiché proteggendole, proteggono, indirettamente, molte altre specie che convivono nel loro stesso ecosistema.
Inoltre, si tratta anche di “specie bandiera”, ossia di organismi considerati abbastanza importanti da essere un simbolo nella protezione della natura, per cui ricevono l’attenzione dei cittadini e del governo, in particolare per evidenziare il problema della plastica (Fig.8) nei mari.