Il riscaldamento globale, responsabile in tutto il mondo di fenomeni come la desertificazione dei suoli, lo scioglimento dei ghiacciai e l’aumento di eventi meteorologici estremi, è particolarmente intenso nel mar Mediterraneo. Ma di che si tratta e quali sono le conseguenze di un mare più caldo?
GLOBAL WARMING: UN FENOMENO GLOBALE
Con il termine Global Warming (letteralmente “riscaldamento globale”) ci si riferisce all’aumento della temperatura media globale terrestre, che è salita di circa un grado centigrado nell’ultimo secolo. Nonostante questa crescita non sia nulla se confrontata alle variazioni di temperatura avvenute in passato sulla Terra (pensate che 50 milioni di anni fa, la temperatura media globale era circa 10 gradi maggiore rispetto a oggi!), ha destato preoccupazione nel mondo scientifico per due semplici motivi:
1) Negli ultimi 50 anni è stata rapidissima, probabilmente più veloce di quanto sia mai avvenuto in passato;
2) Sulla Terra vivono quasi 8 miliardi di persone che hanno bisogno di cibo, acqua ed energia. Se la temperatura continuerà ad aumentare, si avranno più siccità e di conseguenza carestie e, presumibilmente, migrazioni di massa, instabilità economiche e sociali, guerre.
Detta in altri termini … il clima sul nostro pianeta è cambiato di continuo. Durante la sua storia, in alcuni periodi la Terra è stata quasi interamente ricoperta di ghiaccio mentre in altri è stata calda e lussureggiante di foreste. I meccanismi naturali che hanno modificato e continuano a modificare il clima terrestre sono molteplici ma oltre a questi negli ultimi tempi si è aggiunto un nuovo fattore: l’attività umana.
L’uomo è il responsabile dell'attuale riscaldamento
La causa principale del riscaldamento globale in corso è il rilascio nell’atmosfera dei cosiddetti “gas serra” (CO2, CH4, NOx ecc.) prodotti dalle attività umane. Questi gas sono, in realtà, naturalmente presenti in atmosfera ma il processo di industrializzazione ne ha provocato un netto aumento della concentrazione. L’effetto serra (Fig. 2) di cui questi gas sono responsabili si è quindi intensificato e, di conseguenza, la temperatura della superficie terrestre è aumentata.
MEDITERRANEO COME “HOTSPOT CLIMATICO”
Il riscaldamento del pianeta però non è omogeneo. Un recente studio pubblicato dalla rete di scienziati MedECC (Esperti mediterranei sui Cambiamenti Climatici e Ambientali) ha mostrato che il mar Mediterraneo, a causa della sua particolare conformazione geografica, si sta riscaldando con una velocità del 20% superiore rispetto la media globale e che per tale motivo il bacino è uno dei principali “hotspot” o “punto caldo” del cambiamento climatico in corso. Ciò porterà a un progressivo inaridimento dell’intera regione, provocando non solo danni ambientali ma anche danni economici enormi.
MA QUALI SONO LE CONSEGUENZE DI UN MEDITERRANEO “BOLLENTE”?
Prima di rispondere a questa domanda, è importante ricordare che la biodiversità del Mare Nostrum è minacciata anche dall’eccessivo sviluppo costiero, dall’inquinamento, dall’intenso traffico marittimo, dall’eutrofizzazione e da tante altre attività umane. La situazione, già quindi di per sé disastrosa, peggiora ulteriormente perché a tutto ciò si aggiungono gli effetti del cambiamento climatico. Ma veniamo a noi … quali sono le conseguenze di un Mediterraneo “bollente”?
2. Meridionalizzazione del Mediterraneo: non esiste più una “frontiera” ben definita tra i bacini meridionale e settentrionale per quanto riguarda la temperatura; quest’ultima si è infatti quasi completamente livellata in tutte le acque del Mare Nostrum. Di conseguenza, specie precedentemente osservabili solo nelle acque meridionali migrano verso il bacino centro-settentrionale.
3. Praterie di Posidonia oceanica a rischio: lo stress termico dovuto alle temperature in aumento, infatti, ne altera la distribuzione. Inoltre, le temperature più elevate attirano nuove specie di alghe che colonizzano le praterie indebolite.
(Per sapere di più sulla Posidonia oceanica, ecco qui un nostro articolo a riguardo LEGGI QUI )
4. Aumento del livello del mare: negli ultimi 20 anni, è aumentato di circa 60mm. Il problema è che la regione del Mediterraneo è particolarmente popolata e di conseguenza questo aumento, destinato a crescere nel tempo, colpirà molte persone, soprattutto quelle che vivono lungo la costa.
In conclusione, dunque, il riscaldamento del Mare Nostrum non è solo un problema ecosistemico ma anche un problema socioeconomico e, aggiungerei, strutturale. Da sempre, infatti, il Mediterraneo ha funzionato come stabilizzatore del clima della nostra regione: assorbiva il calore in eccesso durante l’estate e lo restituiva gradualmente in inverno, garantendo così quel clima stabile che ha permesso lo sviluppo delle grandi civiltà antiche. Oggi però, a causa della quantità eccessiva di calore che sta assorbendo, il Mare Nostrum si sta trasformando e sta diventando un “generatore” di eventi estremi imprevedibili. Un esempio sono i cosiddetti “medicane” o “uragani mediterranei” (Fig. 6): si tratta di cicloni dalla struttura simile a quella dei cicloni tropicali che, nonostante non rappresentino una novità nel Mediterraneo (se ne sono registrati circa un centinaio negli ultimi 70 anni), si sono intensificati negli ultimi anni proprio a casa dei cambiamenti climatici in corso.
Il Mediterraneo, dunque, oltre a essere uno dei mari più sfruttati al mondo, detiene anche il record per il mare che si è scaldato più velocemente. Purtroppo, anche se venissero fatte azioni globali immediate di riduzione/eliminazione delle emissioni di gas serra, il cambiamento climatico non rallenterebbe e le temperature continuerebbero a salire per decenni. Cosa possiamo (e dobbiamo!) fare allora? La scienza parla chiaro. Occorre ripristinare e proteggere le risorse naturali e ridurre le pressioni sull’ambient. Solo degli ecosistemi in salute e ricca biodiversità, infatti, possono resistere a un mondo sempre più caldo.